Non solo la danza, ma l’arte in generale hanno ispirato la sua intera esistenza, guidandone le scelte personali e quelle professionali e facendone un’icona apprezzata da una parte all’altra del mondo. Una donna capace di coniugare impegno e sentimento, rigore e passione, successo e quotidianità. Ecco perché parlare di Corinna Mary Brandolin, oggi e per sempre, significa ripercorre l’evoluzione di un’artista che ha voluto e saputo trasformare il proprio entusiasmo in progetto di vita e significa anche, al tempo stesso, puntare il faro su uno spaccato della storia e della cultura, locali e globali, che ne hanno osservato e accompagnato il cammino. Mimì, così le piaceva farsi chiamare, è stata ballerina applaudita, dai teatri dell’Argentina alla Scala di Milano, ma anche prima regista a Torino e, poi, fondatrice, direttrice e insegnante di una scuola, la Tersicore di Gorizia e Monfalcone, che ha cresciuto generazioni di giovani con il sogno di danzare sulle punte, trasmettendovi la propria energia, gli slanci e l’esperienza, complice anche l’imprescindibile appoggio della madre Italia Di Bert, ed esportandone il nome oltre confine. Fedele alla tradizione e al più genuino spirito mitteleuropeo, Mimì, e con il cuore perennemente rivolto ai suoi amori: il marito Prandino Prandi de Ulmhort, il figlio Ferdinando e i propri genitori. Perché, come osservò lei stessa in un’intervista al Piccolo, nel 1997, “se uno non ha riferimenti familiari, rischia di perder come persona, di non realizzarsi dal punto di vista umano”.
Ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti.